venerdì 25 novembre 2011

Knowledge Factory, il laboratorio della conoscenza

http://www.ferpi.it/ferpi/novita/notizie_rp/formazione/knowledge-factory-il-laboratorio-della-conoscenza/notizia_rp/43615/5


E’ nato Knowledge Factory, il gruppo di ricerca sul knowledge management, la comunicazione organizzativa e gli strumenti per il web 2.0 della Cattedra di comunicazione organizzativa dell’Università LUMSA

La cattedra di comunicazione organizzativa dell’Università LUMSA di Roma insieme al CRESEC - - Centro di Ricerca in Comunicazione Eventi e Responsabilità Sociale dello stesso Ateneo stanno portando avanti una interessante iniziativa mirata all’osservazione dei trend della Comunicazione organizzativa, con particolare attenzione al tema della gestione della conoscenza, ai processi di internazionalizzazione, all’interculturalità e allo sviluppo degli strumenti di comunicazione web 2.0 nelle organizzazioni complesse. E’ stato creato Knowledge Factory, un gruppo di ricerca composto da studenti ed ex studenti dell’Ateneo coordinato dal Prof. Fabrizio Maimone, ricercatore a tempo determinato di sociologia dei processi economici e del lavoro.

Knowledge Factory si propone di costruire una palestra formativa dove sperimentare modelli, strumenti, metodi e linguaggi della comunicazione 2.0 e di creare uno spazio aperto di dialogo e confronto tra studenti, ex studenti, ricercatori, professionisti, imprese ed istituzioni.

Nello specifico, gli aspetti che saranno oggetto d’indagine riguarderanno i fattori e le pre-condizioni che facilitano per la creazione, lo scambio e lo sviluppo della conoscenza (knowledge sharing e knowledge creation) con particolare attenzione ai processi di apprendimento e al lavoro collaborativo che interessano community professionali e team virtuali. Verranno indagati i fattori personali e professionali che rendono efficace l’utilizzo dei social media e del web 2.0 nei processi di collaborazione, d’innovazione e sviluppo della conoscenza. Si cercherà di capire cosa consente ai professionisti di sviluppare il livello di fiducia reciproca, passione e motivazione necessario a favorire processi di apprendimento collaborativo e quale ruolo svolgono le dinamiche organizzative nei processi di gestione e scambio della conoscenza in presenza, ma soprattutto a distanza. Inoltre, si indagherà sul tipo di interazione che si sviluppa tra variabili tecnologiche e variabili emotive, relazionali e sociali all’interno di comunità professionali.

Altro filone di studio del gruppo di ricerca riguarderà l’utilizzo degli strumenti web 2.0 nelle organizzazioni, in particolare quali elementi dei social networks possono maggiormente facilitare la comunicazione organizzativa. Si approfondiranno gli aspetti relativi alla costituzione e implementazione di comunità organizzative, alla gestione del cambiamento e della crisi attraverso le nuove tecnologie di collaborazione del web 2.0 oltre all’impatto dei social networks nell’every-day life organizzativa e nella gestione del cambiamento.

Infine, un gruppo di lavoro si concentrerà sul mondo della cross-cultural communication, cercando di capire come e quanto i nuovi mezzi di comunicazione, soprattutto web 2.0, stiano influenzando la gestione dei rapporti culturali, a livello generale o più specificatamente aziendale. Verranno esplorate le realtà del cross-cultural in tutte le sue sfumature (communication, training, management), con particolare attenzione alle strategie e agli strumenti innovativi adottati per favorirne la diffusione.

Il punto di dialogo e confronto tra la community di ricerca "Knowledge Factory" e la più ampia comunità di docenti, ricercatori, consulenti e addetti ai lavori che sono interessati ad approfondire questi temi, è il portale Kf-project.org.

Al fine di agevolare le attività del gruppo di ricerca, proprio in questi giorni è stata realizzata la nuova piattaforma multilingue di Knowledge Factory, un social network collaborativo, al quale si potrà accedere dal portale della comunità e nel quale i membri potranno sviluppare e migliorare non solo la collaborazione, ma anche restare in contatto con la rete di colleghi, individuare gli esperti delle varie discipline e condividere i documenti e le idee più creative con tutto il gruppo di ricerca. Lo strumento, infatti, offre la possibilità di gestire i profili delle persone, collegarsi o creare sottocomunità e gruppi di lavoro, contattare le persone tramite e-mail o chat, cercare e condividere documenti, presentazioni, immagini, creare contenuti web, creare blog, salvare e condividere links.

Il progetto ha ricevuto il patrocinio di IBM Academic Initiative, che ha accordato il suo sostegno all’iniziativa e concesso l’utilizzo gratuito del software IBM. In particolare, per lo sviluppo della piattaforma di social network è stato utilizzato il software IBM Lotus Connections.
Knowledge Factory, inoltre, si avvale del supporto di Quattroemme, una società di consulenza informatica specializzata sui temi del knowledge management, collaboration, social business e business intelligence, che fornisce gratuitamente la sua consulenza e l’assistenza tecnica per la gestione della piattaforma di Community.

Il Portale Knowledge Factory http://www.kf-project.org/index.php.

mercoledì 9 novembre 2011

Il Progetto Knowledge Factory


Knowledge Factory è la community del gruppo di ricerca della Cattedra di Comunicazione Organizzativa della Facoltà di Lettere e Filosofia della Università LUMSA di Roma.

Le attività del gruppo di ricerca sono gestite da studenti ed ex studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia della LUMSA di Roma. Si svolgono nell’ambito delle iniziative del Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione d’Impresa e del no profit e del CRESEC dello stesso Ateneo.

Il Progetto è coordinato da Fabrizio Maimone, ricercatore a tempo determinato di sociologia dei processi economici e del lavoro presso la LUMSA di Roma.

La missione della community è contribuire allo sviluppo della conoscenza su modelli, metodologie, strumenti e trend della comunicazione organizzativa, con particolare attenzione allo sviluppo della comunicazione 2.0.

Knowledge Factory si propone anche di:

- costruire una palestra formativa dove sperimentare modelli, strumenti, metodi e linguaggi della comunicazione 2.0.

- creare uno spazio aperto di dialogo e confronto tra studenti, ex studenti, ricercatori, professionisti, imprese ed istituzioni.

I valori della community:
- Centralità della persona
- Integrita’
- Rigore scientifico
- Spirito di squadra e condivisione
- Innovazione e creatività

Il Progetto ha ricevuto il patrocinio di IBM Academic Initiative, che ha accordato il suo sostegno all’iniziativa e concesso l’utilizzo gratuito del software IBM. Knowledge Factory, inoltre, si avvale del supporto del Gruppo Quattroemme, che fornisce gratuitamente la sua consulenza e l’assistenza tecnica per la gestione della piattaforma di Community.

I Gruppi della Community


Fattori che facilitano la creazione del BA (precondizioni per la creazione, lo scambio e lo sviluppo della conoscenza)

coordinato da Sara Mormino

L’avvento del web 2.0 (O’Reilly, 2004) e dei social media, offre indubbiamente nuove opportunità ai professionisti di condividere e mettere a fattor comune le loro competenze e il loro know-how, di apprendere non solo in maniera formale, ma anche non formale e informale (Bonaiuti, 2006). Blog e wiki, sistemi per il social networking, ma anche forum e strumenti di istant messanging, consentono a knowledge workers dispersi geograficamente, appartenenti alla stessa o a differenti organizzazioni, di interagire, collaborare, apprendere insieme. Pongono quindi le premesse per la creazione di spazi di interazione e condivisione virtuali in cui favorire processi di knowledge sharing e knowledge creation.
Le esperienze concrete e le opinioni di esperti del tema (Wenger, McDermott & Snyder 2002, Daniel Schwier e McCalla 2003, Trentin 2004, Tremblay 2005, Zboralski 2006 ) sembrano suggerirci, tuttavia, come la tecnologia seppur importante sia solo una risorsa, uno strumento in grado di favorire processi collaborativi e individuano in alcune variabili soft (quali la fiducia, il clima, la comunicazione), i fattori chiave per uno reale sviluppo dell’innovazione e della conoscenza.
Partendo da questa premessa il nostro gruppo di lavoro intende esplorare, le pre-condizioni, i fattori in grado di facilitare lo sviluppo di quegli spazi di relazioni emergenti in cui si genera conoscenza che Nonaka e Konno (1998) hanno definito “Ba”, rivolgendo la nostra attenzione ai processi di apprendimento e lavoro collaborativo che interessano community professionali, team virtuali, ecc.

1. Quali sono i fattori (personali e professionali) che rendono efficace l’utilizzo dei social media e del web 2.0 nei processi di collaborazione, d’innovazione e sviluppo della conoscenza?
2. Cosa consente ai professionisti di sviluppare il livello di fiducia reciproca, passione e motivazione necessario a favorire processi di apprendimento collaborativo?
3. Che ruolo svolgono le dinamiche organizzative (culturali, comunicative, ecc.) nei processi di gestione e scambio della conoscenza in presenza e soprattutto a distanza?
4. Che tipo di interazione si sviluppa tra variabili tecnologiche e variabili emotive, relazionali e sociali all’interno di comunità professionali?

Questi alcuni fra gli interrogativi che guidano la nostra ricerca e il nostro lavoro e su cui ci sperimenteremo in prima persona come gruppo virtuale sulla community Knoweldge Factory. Le nostre riflessioni partiranno da case history aziendali, articoli, testimonianze, rapporti di ricerca, ma prenderanno spunto anche dalla nostra sperimentazione diretta del lavoro collaborativo nel nostro ambiente virtuale

Social Network per la comunicazione organizzativa

coordinato da Gaia Moretti

Social Network e comunicazione organizzativa: la gestione del cambiamento e della crisi attraverso le nuove tecnologie di collaborazione del Web 2.0; l’impatto dei social network nell’everyday life organizzativa.

Se per comunicazione organizzativa intendiamo un processo di trasmissione e condivisione di norme, valori, strategie, informazioni e attività, possiamo individuare alcuni strumenti di sviluppo di tale processo quali la Intranet aziendale e tutti gli strumenti del Web 2.0: forum, chat, wiki e blog si rivelano “modi” di conoscere e condividere fondamentali per gli appartenenti ad una qualsiasi organizzazione; le comunità organizzative sono i luoghi di realizzazione di questo processo, e dunque i gruppi nei quali i membri dell’organizzazione utilizzano gli strumenti per dare vita e sviluppare il processo di comunicazione organizzativa vero e proprio. Rispetto alla “classica” intranet aziendale, i social networks presentano alcune caratteristiche aggregative più legate a processi informali e personali (vedi, ad esempio, la condivisione di interessi e passioni su Facebook, Twitter, MySpace o FriendFeed) che non a processi organizzativamente strutturati e di interesse collettivo. Utilizzati in larga parte per la comunicazione e la condivisione personale, i social network rappresentano uno strumento di affermazione della propria personalità a livello di comunicazione, connessioni ed interessi: assodato il loro alto livello di pervasività (nell’arco della giornata ed in generale nella personale gestione del tempo e delle comunicazioni), come utilizzare oggi questo strumento per la produzione e la condivisione di contenuti a livello organizzativo?
La nostra produzione e riflessione vuole focalizzarsi su alcune questioni fondamentali: quali elementi dei social networks possono maggiormente facilitare la comunicazione organizzativa, e perciò le costituzione e l’implementazione di comunità organizzative? Quale potrebbe essere l’impatto dell’utilizzo di tali strumenti, altamente pervasivi ed aggregativi, nell’every day organizzativa e nella gestione del cambiamento?

Cross cultural communication

coordinato da Maria Rosaria Nava

1.Strategie 2.Strumenti 3.Nuovi media

Il nostro gruppo ha come finalità quella di approfondire il mondo del cross-cultural, cercando di capire come e quanto i nuovi mezzi di comunicazione, soprattutto web 2.0, stiano influenzando la gestione dei rapporti culturali, a livello generale o più specificatamente aziendale.
Esploreremo la realtà del cross-cultural in tutte le sue sfumature (communication, training, management…), soffermandoci sulle strategie e gli strumenti innovativi adottati per favorirne la diffusione. Cercheremo il confronto attraverso la ricerca di case-study, realtà aziendali ed organizzative, che siano testimoni importanti di questa nostra ricerca.
Il filo conduttore del nostro lavoro è “culture beyond borders”…la cultura oltre i confini, la cultura che supera le barriere…

“Nel mondo non ci sono mai state due opinioni uguali. Non più di quanto ci siano mai stati due capelli o due grani identici: la qualità più universale è la diversità.”
Montaigne

Gruppo sviluppo tecnologia e strumenti

Il gruppo sviluppo tecnologia e strumenti si occupa della progettazione e dello sviluppo del nostro portale e della piattaforma di Communiting. Il nucleo centrale del gruppo è composto da Francesco Farina, Anita Fabbretti, Filippo Taglieri, Valerio Valentini e Vincenzo Pietropinto. Valerio Valentini e Anita Fabbretti sono i technology innovation leader del gruppo.

Gruppo content management

Il gruppo content management si occupa della progettazione e produzione di contenuti editoriali, di concerto con i gruppi di ricerca. Vincenzo Pietropinto è il team leader del gruppo redazionale.

lunedì 24 ottobre 2011

Enterprise 2.0 e piattaforme collaborative - IV parte

Contributo del Dott. Pasquale Santoro, Responsabile Commerciale di Quattroemme.

Strumenti e attività che favoriscono l’adozione di una piattaforma collaborativa in un’ottica Enterprise 2.0

Una soluzione totalmente in linea con quanto descritto fin qui, è la soluzione BKM – Business Knowledge Management di Quattroemme che realizza il Corporate Portal con la gestione dei contenuti, il Virtual Desk, la posta elettronica e l'instant messaging, la gestione documentale in ogni sua forma, completando il sistema con cartelle personali, motore di ricerca, gestione della sicurezza, crittografazione dei dati, firma digitale, acquisizione ottica dei documenti, fax server, archiviazione sostitutiva.

Il sistema è fruibile come SaaS o installabile presso il cliente su qualsiasi sistema operativo e non richiede l'acquisto di ulteriori licenze di altri produttori.

Basato totalmente su tecnologia IBM Lotus Notes/Domino, forse la più antica (quasi venti anni) e completa sul mercato, altamente affidabile e diffusa in centinaia di milioni di utenze in tutto il mondo. La suite BKM risulta estremamente competitiva (le licenze IBM Lotus sono comprese) in quanto di rapida progettazione organizzativa, installazione, formazione, avviamento e dai bassi costi di gestione annuale.

A completamento del progetto di KMS non può mancare la tecnologia che sta ridefinendo il concetto stesso di Business Intelligence, cioè QlikView, tecnologia svedese che tramite tre semplici ed efficaci innovazioni tecnologiche, l'analisi in memoria, la tecnica associativa e l'analisi visuale, consente in pochi giorni di acquisire quella padronanza e conoscenza dei propri dati, del proprio business, della propria azienda sempre sognati e difficilmente ottenuti, anche in seguito ad investimenti consistenti.

L'integrazione tra la suite BKM ed i cruscotti di QlikView favoriscono l’adozione di una piattaforma collaborativa e quindi del modello organizzativo Enterprise 2.0 sotto ogni punto di vista e consentono non soltanto una nuova esperienza nella gestione della collaborazione, dei documenti e delle informazioni, nell'analisi e studio dei propri dati, ma il commento degli stessi, la condivisione delle riflessioni e delle motivazioni a sostegno delle decisioni aziendali.
Perché fondamentale per le organizzazioni è riuscire a trasformare i dati in informazioni, le informazioni in conoscenza, affinando la creatività dei singoli e dell'organizzazione nel complesso per migliorare la capacità di innovare e competere.

Quattroemme, lavora sui temi della collaborazione dal 1987 e su questi temi può offrire consulenza, tecnologie, corsi di formazione sia tecnica sia per lo sviluppo delle competenze trasversali e manageriali che facilitino l’adozione di un approccio Enterprise 2.0.

Si propone come fornitore-partner assicurando il ruolo di "cuscinetto" tra il cliente e le tecnologie, garantendone la conoscenza, la padronanza, la disponibilità per il cliente sia in modalità SaaS (Software as Service), quindi secondo le nuove tendenza del "cloud computing", ma sempre assicurando che le risorse hw e sw siano dedicate al cliente, con gli archivi separati, la sicurezza ai massimi livelli, sia in modalità in-house, semplificando le strutture hw e sw, limitando il numero di piattaforme da gestire, offrendo TCO – Total Cost of Ownership sempre trasparenti e competitivi, magari con un servizio di "soft-outsourcing" cioè di gestione complessiva dei sistemi del cliente da parte del fornitore ma a casa del cliente stesso.

martedì 4 ottobre 2011

Enterprise 2.0 e piattaforme collaborative - III parte

Contributo del Dott. Pasquale Santoro, Responsabile Commerciale di Quattroemme.

Stato di attuazione dell’Enterprise 2.0 in Italia e nel mondo

Abbiamo visto quali sono le sfide emergenti dei mercati e il ruolo crescente che il web 2.0 riveste negli sviluppi della nostra società. Abbiamo visto come alla base del concetto di Enterprise 2.0 vi sia la cultura della partecipazione e un nuovo paradigma collaborativo in grado di innovare l'organizzazione aziendale verso una struttura reticolare, basata su nodi di competenze e aggregazioni informali di persone relazionate tra loro da interessi e aree operative comuni.

L'Enterprise 2.0 è senza dubbio la sfida più innovativa per le aziende; essa non riguarda solo le grandi multinazionali, ma interessa - e deve interessare sempre di più - anche le piccole e medie imprese italiane. Queste infatti possono trovare nell'utilizzo dei sistemi open source, nei servizi web 2.0, nelle piattaforme collaborative e nell'uso dei social media risorse a basso costo e ad alta efficienza per lo sviluppo delle loro attività operative.

Giunti a questo punto emerge l'esigenza di analizzare i dati più recenti che fotografano lo stato di adozione dei sistemi Enterprise 2.0 sia a livello globale che nel contesto imprenditoriale italiano.

Ancora oggi, in particolare modo nel nostro Paese, il concetto di "Social Enterprise" è caratterizzato da due visioni contrapposte:

- una visione piuttosto miope riguardo agli sviluppi futuri dell'innovazione digitale, che considera gli investimenti negli strumenti web 2.0 e di social software un lusso da lasciare a tempi migliori;

- una visione pragmatica che, invece, la riconosce come un processo tangibile e promettente per l'innovazione organizzativa delle aziende.

Ritengo che entrambe le visioni siano pienamente legittime e per questo devono essere accolte dagli innovatori aziendali con il massimo rispetto.

È chiaro che la visione miope del ruolo dell'innovazione digitale nelle aziende si scontra con una serie di problemi e diffidenze generate non solo dalla difficile situazione economica di questi ultimi anni, ma anche da una scarsa conoscenza e consapevolezza nelle reali potenzialità dei social media e del web 2.0. L'innovatore, nei casi in cui si trova a relazionarsi con il management che ha questo tipo di visione, deve essere attento a non sollevare ulteriori barriere e diffidenze: l'utilizzo di un linguaggio semplice, un atteggiamento umile e allo stesso tempo autorevole e la capacità di trasmettere l'essenza dello spirito partecipativo tipico dei social media, unita all'esposizione di insights e statistiche reali che mostrino le principali case histories di successo, sono tutte leve che possono stimolare il dialogo tra l'innovatore e il manager aziendale bisognoso di maggiori delucidazioni sul tema dell'Enterprise 2.0.

Queste stesse strategie dovrebbero essere utilizzate dall'innovatore anche nei confronti dei manager che già sposano lo spirito dell'innovazione digitale; il rischio in questo caso è quello di farsi trascinare dall' entusiasmo geek e di perdere di vista le reali necessità organizzative e di business per l'impresa.

Lo stato generale dell'adozione degli strumenti Enterprise 2.0 mostra una certa tendenza delle imprese, soprattutto a livello globale, ad investire in questi strumenti. La situazione di crisi economica sta paradossalmente favorendo questo ambito: l'uso del web 2.0 viene infatti interpretato come una leva che consente alle imprese di acquisire un valore aggiunto da poter capitalizzare quando la crisi economica sarà finita.

Esistono in particolare quattro ambiti applicativi per l'Enterprise 2.0:
- enterprise content management;
- unified communication & collaboration;
- social network & community management;
- adaptive enterprise architecture.

Pur nella loro eterogeneità, questi ambiti sono accomunati dal fatto di rispondere oggi a esigenze concrete e congiunturali ma, al tempo stesso, di essere fattori abilitanti di quel cambiamento profondo di logiche e modelli organizzativi che è alla base dell'Enterprise 2.0. Questi inoltre sono i più importanti dal punto di vista della rilevanza percepita e dell'adozione all'interno delle organizzazioni.

giovedì 15 settembre 2011

Enterprise 2.0 e piattaforme collaborative - II parte

Contributo del Dott. Pasquale Santoro, Responsabile Commerciale di Quattroemme.

Cosa significa "Enterprise 2.0" e quale opportunità rappresenta per le imprese l'adozione di tecnologie web 2.0

Oggi i servizi di tipo web 2.0 forniscono le piattaforme tecnologiche in grado di favorire processi strategici per il futuro delle aziende. Gran parte delle tecnologie e dei linguaggi digitali forniscono un contributo importante allo sviluppo delle aziende, l'adozione di questi strumenti ha permesso ad alcune imprese negli ultimi dieci anni di diventare leader mondiali nei loro settori di riferimento: basti pensare, solo per citarne alcuni: Amazon, eBay, Sap, Oracle, Apple, Facebook, e alla Rim (il produttore dell'onnipresente Blackberry).

Tuttavia il ruolo fondamentale nell'evoluzione sociale del web non sta nella tecnologia fine a se stessa, ma nell'uso che ne fanno le persone: il web 2.0 è uno strumento concreto utile alla condivisione delle conoscenze e alla risoluzione dei problemi organizzativi delle imprese.

La definizione di Enterprise 2.0 consiste quindi in un'innovazione sociale e organizzativa, più che tecnologica. Essa nasce ufficialmente nel 2009 grazie ad Andrew McAfee, uno dei massimi esperti mondiali di web 2.0 e strategie di innovazione digitale per le aziende. L'Enterprise 2.0 consiste nell'uso emergente delle piattaforme di social software da parte delle imprese, allo scopo di favorire il raggiungimento degli obiettivi di business.

La definizione proposta da McAfee è composta da alcune parole chiave che costituiscono la base di riferimento operativa per tutti coloro che vogliono approcciarsi a questa realtà, tra i quali consulenti, formatori, manager aziendali, professionisti della comunicazione e dell'innovazione digitale:

- uso emergente. Ogni giorno il web si arricchisce di nuovi servizi, mashup e applicazioni che moltiplicano le possibilità di condivisione delle informazioni on-line favorendo la partecipazione degli utenti alle attività di condivisione dei contenuti on-line. L'innovazione digitale si configura in questo modo come un ecosistema in continua evoluzione, aperto e pronto ai contributi di ciascun utente. Questo implica l'approfondimento di due aspetti:

dal punto di vista tecnologico, le piattaforme web 2.0, per la loro stessa natura aperta e partecipativa, sono in costante fase beta, pronte cioè ogni giorno ad arricchirsi di nuovi servizi e caratteristiche non presenti fino al giorno precedente. Ne è un esempio Twitter, che integra le sue funzionalità con le applicazioni generate dalle community di sviluppatori. Le piattaforme partecipative imple¬mentate dalle aziende condividono lo stesso tipo di logica aperta e funzionale alle esigenze delle persone che ne usufruiscono;

dal punto di vista sociale, la continua integrazione delle piattaforme di social networking con le applicazioni che ne estendono le funzionalità ampliano le possibilità di utilizzo da parte degli utenti. Tutto si trasforma, in questo modo, in un continuo divenire e quindi in una sfida che le imprese sono chiamate a raccogliere per generare valore a favore di tutti gli stakeholder.

- social software. Questa definizione comprende tutti i programmi e i servizi on-line che consentono agli individui di incontrarsi, interagire, e collaborare in rete, e che per questo favoriscono la creazione e lo sviluppo di community: i social network, i blog e i wiki, per esempio. I contenuti sui quali si basa l'interazione vengono stabiliti dagli stessi membri delle community. Questa modalità bottom-up di relazionarsi online si contrappone al tradizionale approccio top-down, in cui i ruoli degli utenti sono rigidamente determinati dalle gerarchie interne dell'organizzazione e circoscritti sulla base di obiettivi definiti a priori e regolati da specifici meccanismi software. Il termine social software non ha solo connotazione tecnica ma anche ideologica, poiché si contrappone alla chiusura della produzione della conoscenza e dello sviluppo di interazioni per abbracciare i concetti di intelligenza sociale e open content. Le recenti evoluzioni nell'approccio all'utilizzo del social software stanno determinando un'evoluzione di questi sistemi verso il software collaborativo, che è alla base delle piattaforme Enterprise 2.0, sviluppate con lo specifico obiettivo di implementare i sistemi di lavoro basati sulla cooperazione;

- obiettivi di business: le attività collaborative consentono lo scambio di informazioni tra le community on-line. Questo approccio olistico dell'organizzazione aziendale favorisce sia le attività di comunicazione interna, sia quelle rivolte all'esterno. Coinvolge tutti gli stakeholder dell'impresa, ne favorisce la flessibilità e rafforza i suoi meccanismi di reazione alle mutevoli sfide dei mercati.

L'Enterprise 2.0, quindi, cambia i modelli organizzativi dell'impresa; si tratta di un processo in cui il ruolo delle tecnologie è principalmente quello di favorire e veicolare il funzionamento di processi che alla base sono esclusivamente di tipo social driven.

mercoledì 1 giugno 2011

Enterprise 2.0 e piattaforme collaborative - I parte

Contributo del Dott. Pasquale Santoro, Responsabile Commerciale di Quattroemme.

Gli strumenti dell’innovazione digitale possono favorire le attività di business.

Oggi, nella produzione dei flussi di comunicazione, ai content provider tradizionali si sono affiancati tutti coloro che, creando e condividendo contenuti on-line, hanno assunto il ruolo di prosumers, ossia di produttori e consumatori degli user generated contents, dei contenuti cioè che loro stessi generano in rete.

Le tre caratteristiche principali di questo nuovo modo di concepire la comunicazione nell'era del web 2.0 sono tre:

- chiunque dispone di un collegamento a banda larga può creare contenuti a prescindere dagli altri parametri socio-economici come età, professione o dotazione economica;

- i contenuti generati on line possono essere condivisi e catalogati attraverso un sistema di indicizzazione spontaneo e reso possibile dagli stessi utenti;

- tutti possono replicare ai contenuti proposti dagli altri utenti, scrivendo commenti, pubblicando contenuti multimediali di risposta, ecc.

Tutto questo contribuisce allo sviluppo della "Società dell'informazione"; questa, grazie alla possibilità di accesso alla conoscenza consentite dalle tecnologie digitali, poggia su tre pilastri fondanti:

- l'interazione;
- la condivisione;
- la partecipazione.

L'interazione offre a ciascun individuo la possibilità di usufruire, in tempo reale e senza alcun vincolo, dei contenuti che più lo interessano. I contenuti scelti in base ai bisogni e alle esigenze di ciascuno possono essere condivisi on-line tra tutti o con gli altri membri del proprio network personale. In questo modo la comunicazione si fa partecipativa, perché ciascuno può dare il suo contributo nella diffusione dei contenuti presenti on-line, che in questo modo diventano potenzialmente accessibili a tutti.

Le riflessioni svolte finora ci consentono di intuire le potenzialità della rete in termini sociali ed economici.

Internet è stata considerata per anni, anche in ambito aziendale, come uno strumento di interconnessione tra utenti basato sulle reti di telecomunicazione; la sua peculiarità era dunque basata sui protocolli di trasmissione dei dati. Si tratta di due definizioni di carattere tecnico che potevano andare bene per descrivere i servizi e le piattaforme web 1.0, ma che per questo non sono più in grado di descrivere l'essenza innovativa del web 2.0. Quest'ultimo, pur continuando a utilizzare gran parte delle tecnologie su cui si basa il web 1.0 (reti di telecomunicazione e protocollo http, per esempio), si differenzia dal primo per un approccio, descritto finora, che privilegia la capacità relazionale e partecipativa di Internet piuttosto che i suoi aspetti tecnicistici.

Le potenzialità del web 2.0 in termini di business possono essere riassunte in alcuni punti fondamentali:

- il web è sempre più funzionale, perché si sta compiendo la transizione dei siti web aziendali da semplici silos di informazioni a fonti di contenuti e servizi personalizzati;

- il web è sempre più facile da usare, perché vengono sviluppate interfacce sempre più interattive e friendly anche per le persone meno pratiche dei PC;

- il web è sociale, perché sempre più persone integrano e arricchiscono parte della loro vita fisica con le attività on-line svolte, per esempio, sui social network;

- il web è partecipativo, in quanto implementa una serie di servizi e di applicazioni che stimolano gli utenti ad aggiungere valore ai contenuti dei quali essi fruiscono;

- il web è sempre più una nuvola di informazioni: si va cioè verso una completa integrazione tra dispositivi informatici e web service, attraverso i quali le persone possono collaborare, esprimersi e relazionarsi senza particolari difficoltà di accesso dovute ai devices o ai linguaggi utilizzati. Questo rientra nella filosofia di utilizzo dei sistemi basati sul cloud computing.

Tutto questo può senz'altro favorire le relazioni di business tra utenti e aziende. L'innovazione digitale sta di fatto rivoluzionando il mercato all’interno del quale assistiamo all'ingresso di nuovi competitor, affiancato a un crescente numero di consumatori sempre più informati e capaci di utilizzare le nuove tecnologie.

Tale scenario impone nuovi modelli organizzativi utili non solo allo sviluppo, ma molto spesso alla sopravvivenza stessa delle imprese.

L'adozione di modelli che privilegino strategie più aperte, dinamiche e flessibili può consentire all'impresa di non limitarsi al semplice adattamento al cambiamento, ma può fornire la spinta per cavalcare da protagonisti le mutevoli incognite dei mercati.

Questo può essere realizzato solo favorendo il contributo di tutti i soggetti che si relazionano all'impresa: i dipendenti e collaboratori, i clienti, i partner commerciali, i fornitori e anche i soggetti della pubblica amministrazione più sensibili ai temi dell'innovazione.

martedì 19 aprile 2011

IBM - Collaboration Channel - Italia: "Gli scollegati"

Divertente iniziativa sul sito IBM Italia: un canale dedicato alla collaborazione e alla tecnologia Lotus nel quale è possibile vedere le interviste de "Gli scollegati"

http://www-01.ibm.com/software/it/ibm-collaborazione/

Buona visione!

lunedì 28 marzo 2011

Information Technology News su www.romauno.tv

Information Technology News è una rubrica sul mondo IT, a cura di Quattroemme, nella quale si parla di tecnologia, figure professionali emergenti, percorsi formativi sia di tipo tecnologico che manageriale. La Rubrica va in onda su RomaUno TV all'interno di Telecurricula ed è presentata dalla sottoscritta. Ogni appuntamento è dedicato all'approfondimento di un argomento diverso tramite un'intervista a specialisti del settore.

Tra i vari temi affrontati, particolare attenzione verrà data ai processi collaborativi all'interno delle organizzazioni, verrà spiegato perchè sono importanti, come agiscono sulla crescita professionale dei singoli e perchè sono utili ai fini della competitività delle aziende. Inoltre, verranno presentati strumenti per la gestione della conoscenza nelle organizzazioni (knowledge management) che comprendono applicativi per document management, collaboration, social business, business intelligence, enterprise search e semantic search.

Verrà illustrato come l' adozione di tali strumenti all'interno delle organizzazioni risulti efficace in termini di ritorno sugli investimenti (ROI), perchè impattano sull'organizzazione nel suo complesso, quali implementazioni tecnologiche sono necessarie per abilitare le organizzazioni ad una reale e fattiva condivisione della conoscenza aziendale e quali sono gli interventi formativi necessari per operare quel cambiamento nel modo di lavorare delle persone che consente di ottenere risultati positivi in tempi brevi. Infatti, nei progetti per il Knowledge Management, su cui Quattroemme è focalizzata e specializzata, le Risorse Umane sono l'elemento cardine per la riuscita di ogni attività finalizzata allo snellimento dei Processi aziendali tramite la Tecnologia.

L'appuntamento con Information Technology News è il Sabato ore 21.00 e in replica Domenica ore 18.30 - Lunedi ore 12.40 - Giovedi ore 23.35

Roma Uno è presente su:
canale 11 digitale terrestre
canale 860 SKY
Internet http://www.romauno.tv/index.aspx?ln=it

mercoledì 16 marzo 2011

Social networking e Social Business

Si è tenuta a Roma il 3 marzo la terza tappa di IBM Lotusphere Comes to You, Il social al servizio del business durante il quale si è parlato di come integrare i social networks nei processi aziendali per fare business, del ruolo dei CIO, del valore della condivisione delle informazioni e delle intelligenze aziendali ed infine dell'evoluzione delle tecnologie Lotus.

L'evento ha ripreso i temi trattati durante Lotusphere 2011 che si è tenuto ad Orlando (Florida) i primi di febbraio.

In particolare, il punto su cui Davide Pannuto, Collaborations Solutions Market Manager di IBM Software Group, ha richiamato l’attenzione è che “Non si fa business nel Social con il copia e incolla da Facebook”. Le aziende che adottano strumenti per il social networking vedono crescere le loro relazioni, sviluppano una modalità di interazione e comunicazione con i propri clienti più trasparente e di conseguenza diventano più agili e competitive, superando in prestazioni la concorrenza.

Quello che è emerso durante il convegno è che la conditio sine qua non per ottenere questi risultati da parte delle aziende che inseriscono strumenti di social networking nella propria organizzazione, sia porre al centro di tali progetti l'attenzione sulla condivisione delle informazioni e la valorizzazione delle idee e della conoscenza delle persone, dipendenti o collaboratori dell'azienda stessa, finalità proprie dei progetti di knowledge management.

Alessandro Chinnici, IBM Social Business Software Consultant, ha offerto una chiave di lettura molto chiara riguardo alla finalità di progetti che prevedono l'adozione di tecnologie social “Diventare social per fare il business e’ il punto di partenza, non un punto di arrivo. E l’obiettivo resta capitalizzare un cambiamento organizzativo e culturale da governare legando l’evoluzione dell’infrastruttura interna e l’esterno, mettendo a valore le risorse tecnologiche".

Tra i relatori, Stefano Mainetti, Digital Innovation Area Director at Fondazione Politecnico di Milano e Observatory Enterprise 2.0 co-directory at School of Management - Politecnico di Milano ha evidenziato che in progetti di questo tipo “I risultati arrivano quando l’azienda non solo riesce a proporre una ’socialità’ condivisa anche dai propri dipendenti, ma quando destrutturando dinamiche direttive che cadono a pioggia, propone un modello in cui il singolo può mettere al servizio la propria expertise, nel momento in cui viene richiesta la soluzione di un problema. Si tratta quindi di innescare il meccanismo di una leadership diffusa con delega e la capacita’ di avvicinare la capacita’ decisionale a chi si riconosce negli obiettivi aziendali”, sottolineando come in questo processo sia importante il ruolo dei CIO - Chief Information Officer che, mettendosi in un atteggiamento di ascolto delle esigenze aziendali, devono diventare il motore di un'evoluzione tecnologica che ha impatti di notevole portata sia sull'organizzazione in termini di cambiamento culturale, sia sugli utenti in termini di crescita professionale.

Presentazioni dei relatori "IBM Lotusphere comes to you 2011"
http://www-01.ibm.com/software/it/events/lcty2011/

giovedì 24 febbraio 2011

L'importanza della formazione esperienziale nei progetti di knowledge management

Venerdì 11 febbraio 2011 si è svolto presso la Quattroemme il 3°HR Orientation Meeting sulla Formazione Esperienziale, un incontro di orientamento per responsabili Human Resources in azienda relativo a questo tema, tenuto dalla Dott.ssa Daniela Fregosi, psicologa del Lavoro, consulente, formatrice e responsabile della Community sull'apprendimento esperienziale

In Italia attualmente sussiste una confusione estrema su questo tema che porta fornitori, aziende e partecipanti a vedere spesso la formazione esperienziale come incentive, animazione, viaggio premio, divertimento fine a sé stesso. In definitiva come un qualcosa che serve a poco e niente se non a far "staccare" i dipendenti dalla routine lavorativa ed a riempire le tasche dei consulenti esterni.

In realtà c'è ben altro dietro. Le metodologie esperienziali rappresentano un potentissimo strumento per l'apprendimento individuale ed organizzativo per alcune loro caratteristiche peculiari. Meglio della formazione tradizionale e frontale, riescono a coinvolgere, motivare e attivare le persone proprio perchè propongono attività di tipo metaforico (non direttamente collegate al proprio ruolo in azienda). I ruoli formali scompaiono, le gerarchie anche, le resistenze si abbassano e le persone sono inserite in un setting che favorisce il mettersi in gioco, lo sperimentare nuovi modelli di pensiero e nuovi comportamenti. Certo, tutto questo avviene anche attraverso il divertimento, ma esso rimane sempre uno strumento e non il fine ultimo dell'intervento formativo.

Un'altra caratteristica fondamentale della formazione esperienziale è la possibilità di attivare un apprendimento di tipo olistico mettendo in gioco non solo l'aspetto cognitivo ma anche quello emotivo e corporeo. Si apprende con tutti i propri sensi e proprio per questo l'apprendimento è più profondo e più duraturo nel tempo.

Le attività metaforiche che possono essere utilizzate come mezzo per l'apprendimento (e non come fine) sono moltissime: l'arte (pittura, danza, musica...), lo sport (individuale e di squadra), la relazione con gli animali e ancora orienteering, teatro, attività di utilità sociale....

Ma cosa c'entra tutto questo con il knowledge management?

La formazione esperienziale risulta essere un potente strumento non tanto e non solo per la costruzione di competenze specifiche, quanto un efficace mezzo per lavorare sugli atteggiamenti evidenziando resistenze e migliorando la consapevolezza.

Sappiamo bene quanto sia difficile lavorare su una competenza (anche quella di condividere la conoscenza e le informazioni) quando di base il vero problema non sono gli strumenti, il come, l'applicazione di procedure e processi, bensì, a monte, la reale consapevolezza della necessità di fare tutto questo.

Ecco perchè utilizzare metodologie esperienziali prepara il terreno a successivi step formativi più razionali, tecnici nei quali, dopo aver spianato la strada, si va a fornire alle persone conoscenze e strumenti per un efficace knowledge management in azienda.

Per informazioni sulla formazione esperienziale
www.formazione-esperienziale.it
info@formazione-esperienziale.it
Numero Verde da fisso 800.13.17.15

martedì 25 gennaio 2011

Persone, Informazioni, Documenti, Dati. Serve una soluzione integrata per gestire, condividere e collaborare.

Il Dott. Pasquale Santoro, Resp. Commerciale di Quattroemme, durante l'evento OMAT 2010 che si è tenuto a Roma lo scorso novembre, nel convegno "Segnali dal futuro: catturare l'energia dai flussi documentali digitali", moderatrice la Dott.ssa Roberta Raimondi, docente alla Bocconi School of Management, ha tenuto un intervento dal titolo "Persone, Informazioni, Documenti, Dati. Una soluzione integrata per gestire, condividere, collaborare: il virtual desk, dal document management al dashboard", nel quale ha illustrato come un sistema di content and document management, integrato al sistema di unified communication, pone le basi per la creazione di un vero e proprio Knowledge Management System.

In un KMS adeguato non deve mancare la possibilità che il singolo utente del sistema, possa organizzare i documenti e le informazioni a uso e consumo suo e del proprio team, oltre a potervi accedere da ogni luogo e con ogni mezzo, a prescindere da come l'azienda gestisce e archivia informazioni e documenti.

Ad esempio, si dovrebbero avere Cartelle Personali e di Gruppo nelle quali aggregare email, documenti e bookmarks (come "links" ai documenti originali) reperibili dai vari "silos" aziendali o da applicazioni specifiche (ad es. Protocollo Informatico) oppure reperibili con un unico e potente motore di ricerca full-text tradizionale o più avanzato, di tipo semantico.

Notevole importanza è data anche alla semplicità d'uso, all'ergonomia dell'interfaccia grafica, perchè la complessità di un KMS è tale che non sempre ne risulta semplice l'utilizzo, specie quando il KMS è composto aggregando ed integrando molteplici tecnologie. Si stanno affermando tecnologie dove non si parla più di Graphics User Interface (GUI) ma di "User Experience".

Se l'azienda può trovare oggi nel Corporate Portal la sua corrispondente Azienda Virtuale, la persona (o meglio il knowledge worker) trova nel Virtual Desk il suo posto di lavoro ideale da dove poter governare ed utilizzare al meglio il patrimonio di informazioni e documenti, la comunicazione diretta ed indiretta, le proprie attività aziendali e personali.

Dal Virtual Desk si deve poter accedere con facilità anche al DashBoard di interesse che riguarda il core business, agli strumenti di reportistica, di studio e analisi dei dati dove poter trarre informazioni utili, strategiche, importanti da poter condividere e depositare nel KMS. Grazie a tecnologie innovative, oggi è possibile avere sistemi di Business Intelligence rapidi, efficaci, che consentono una navigazione nelle informazioni senza schemi precostituiti. Sono sistemi "intelligenti" perché riescono a "seguire" l'analista del business nei suoi ragionamenti man mano che consulta e seleziona dati, attivando processi cognitivi diversi ed originali.

In sintesi, tale sistema comprende:
- Corporate Portal (= Azienda Virtuale)
- Content & Document Management
- Protocollo informatico, Fax server, PEC - Posta Elettronica Certificata
- Virtual Desk (= Posto di lavoro)
- Posta elettronica ed Instant Messaging
- PIM - Personal Information Manager
- Cartelle personali
- Motore di ricerca globale, full-text e semantico
- Dashboard, EIS - Executive Information System, DSS - Decision Support System, reportistica